Di Francesco I. sono gli editti, ne' quali si stabilì la massima, che robe d'ennemi confisque celle d'ami. Ma, per quanto invelenito contro i popoli commercianti voglia supporsi quel Sovrano, non è possibile, ch'egli credesse sinceramente esservi tanto dritto in un guerreggiante sopra un popolo amico e non suo suddito, e convien dire assolutamente, che gli riguardasse nell'interno del suo animo come nemici, e fautori de' suoi avversarj, onde godesse usar con loro così severa rappresaglia per distogliergli dall'andar a mercatantare, e far compre ed esportazione de' generi di quelle nazioni, contro le quali ei combatteva(616). E ben poteva impunemente usarla in un tempo, in cui la Francia non conoscendo quasi punto il commercio, nè avendo legni proprj mercantili, non poteva trovarsi esposta a soffrir il controcambio, e la pariglia d'un consimile aspro trattamento ne' casi quando essa restava in pace e neutrale tra altri guerreggianti. Perciò lo stabilimento delle Ordinanze di Francesco I. fu rinovellato da' Rè suoi successori per quasi un secolo(617), ed allora non mancarono giureconsulti adulatori, che coprendosi di biasimo e di vergogna agli occhi dell'Europa, s'impegnarono a farlo parer giusto, e legale(618).
Ma subito che la nazion Francese cominciò a gustar il bene d'aver una marina mercantile, e a far commercio attivo conobbe le gravose conseguenze, che contro se stessa avrebbe prodotte la massima adottata di voler dichiarar buona preda tutta la nave solo perchè vi s'incontravano imbarcate talune merci appartenenti ai nemici.
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