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      Avea la Spagna tanta forza a poter far valere il suo buon dritto, quanta negli antichi tempi, le piccole Republiche Italiane, e le città Anseatiche non avevano avuta. Potette adunque dopo molti secoli d'affondamento far rivenire a galla il vero dritto d'ogni nazione. E certamente o si avrebbe a dire, che una nave allontanata da qualunque lido sia divenuta una republichetta indipendente, ed assoluta, che non conosca più Principe (ciocchè sarebbe ridicolo, ed assurdo a profferire), o si deve concedere, ch'ella duri, e persista ad essere suddita di quel Sovrano, di cui son sudditi i marinai, e da cui le vien concessa la licenza di veleggiare. Chiunque nasce sulla nave, mentre stà in mezzo al mare, nasce suddito di quel Principe; ogni delitto, che vi si commetta; ogni testamento, donazione, obbligo, contratto fatto tralle genti dell'equipaggio soggiace alle leggi del Sovrano, di cui s'inalbera la bandiera. Dunque è suo territorio la nave, nè può esserlo d'altri, se pur non si volesse credere all'esistenza del Dio Nettuno Sovrano de' mari.
      Ciò essendo chiarissimo non dubbitarono i Monarchi delle Spagne di confessare ne' Trattati cominciati a stipular con altre Potenze, che quanto si trovava imbarcato sopra navi neutrali, ancorchè tutte il carico, o solo una porzione ne appartenesse ai sudditi d'un Sovrano nemico, dovesse rimaner inviolabile e sicuro, eccetto il controbando di guerra.
      Quindi veniva per necessaria conseguenza, che sulle navi nemiche tutto quanto s'incontrava imbarcato, ancorchè appartenesse a' sudditi de' neutrali, fosse di buona preda.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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