Nel precedente libro sono stati guida ai miei discorsi l'intelletto, ed il cuore: ora, imprendo nuovo ragionamento, della verità del quale la mente non è persuasa, l'animo vi repugna, l'interno sentimento ne abborre parendomi fondato tutto sopra principj fallaci, e ingiuriosi all'uomo se non nel suo selvaggio stato, almeno in quello, in cui io mi trovo fortunatamente nato, d'una natura perfezionata dalla cultura della ragione. Sarò per conseguenza breve assai, perchè mi manca ad ogni passo la lena al discorso, mi nausea il soggetto; e la visibile disuguaglianza di lunghezza tra i due libri paleserà abbastanza, che io espongo i precetti dell'astuta politica non per insegnarli, ma solo per smascherargli, e fargli così meglio abbominare.
Chiamo Ragion di Stato (al qual nome spesso diversi significati si danno(636)) quella scienza, e quella concatenazion di consigli, i quali diriggono una Sovranità unicamente all'ingrandimento suo per qualunque mezzo, non facendo altra scelta, o segregazione tra' modi, se non se di preferir sempre i più utili, i più sicuri, i più efficaci. Credono i maestri di cotesta Ragion di Stato, che essendone l'oggetto grande, eccelso, e legittimo, basti ciò a far divenir anche sempre legittime, e commendabili tutte le vie di conseguirlo(637). Nella quale opinione si confermano riflettendo, che simile sia l'occulto scopo de' pensieri d'ogni Sovranità o amica, o nemica, ch'ella si mostri, e che essendo tutte in uno stato d'interna avversione, ed invidia tra loro, non solo debbasi viverne in perpetua diffidenza, ma convenga afferrare qualunque opportuna occasione di prevenirle, e d'attraversarne i disegni.
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