(25) Il grammatico Marco Pomponio Marcello, che Svetonio dice essere stato sermonis latini exactor molestissimus, ebbe il coraggio di dire con pedantesca petulanza sul viso all'Imperator Tiberio per una parola non latina di cui erasi avvaluto; tu enim Cęsar civitatem dare potes hominibus, verbis non potes. Sveton. de illustr. Gram. C. 22.
(26) Il pił virtuoso non men che il pił eloquente filosofo dell'antichitą ristrinse questi due principj in queste brevissime parole: referri enim decet ad ea, quę proposui in principio, fundamenta justitię; primum ut ne cui noceatur; deinde ut comuni utilitati serviatur. Cic. de offic. l. I. c. 10. L'Abbate di S. Pierre quanto vicino all'antico oratore in virtł, tanto lontano per l'eloquenza, riempģ i suoi discorsi politici, e morali di ripetizioni su questi due principj della giustizia, e della beneficenza. Ad essi rimando i miei lettori.
(27) Quel natural lume di ragione, che quasi per istinto ha condotti in ogni etą tutti gli uomini ad accorgersi dell'esistenza d'un Creatore di noi stessi, e dell'Universo, aggiunge a questi doveri un terzo, cioč quello degli obblighi dell'uomo verso il suo Autore. Ma i fondatori delle false religioni spacciandosi per confidenti, ed interpreti de' Numi abusarono della universale credenza per esiggere a nome di quelli dagli illusi mortali molti doveri quanto gravosi alla moltitudine, tanto utili, e profittevoli ad essi soli, e misero cosģ i doveri verso i Numi in contrasto cogli altri due naturali doveri. Quindi i sacrifizj delle Ifigenie, e cento altre mostruositą. La vera religione mentre ci ha assicurata la credenza, e data la conoscenza del vero Dio, ci ha manifestato non esigger egli da noi per se altro, che gl'interni sentimenti nostri di amore, riconoscenza, rassegnazione.
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