Io non me ne maraviglio, giacchè la stessa sublime geometria, e l'algebra sua compagna non si sono inalzate ad una universalità ignota agli antichi, se non se da ben poco tempo. Se taluno l'imprenderà, come io ne dò ora ai dotti tutti il consiglio, e l'incoraggimento, e forse (se da altri non sarò prevenuto) ne darò, a misura de' miei deboli talenti, l'esempio in altra opera, potrà la morale acquistar quella precision geometrica di espressioni, che non ha finora avuta, e tanta chiarezza di dimostrazioni, quanta ne può avere una scienza in se stessa certa, e suscettibile di esser sottomessa al calcolo, giacchè deriva da conseguenze forzose di alcuni dati, subito che siano quelli stati accordati; ed inoltre ragiona di quantità maggiori, o minori, e comparabili tra loro. Nè posso io persuadermi. che esista oggi alcun seguace dell'insensato error degli Stoici, che non ammettevano nelle virtù, e ne' delitti varietà di quantità.
(29) Benchè pochissimi l'avvertano, e lo veggano con chiarezza, a tutti per interno senso, e per proprio esperimento si fa scorgere questa verità, che non è umanamente possibile quasi mai fare ad altri qualche bene, qualche vantaggio, qualche anche piccolo piacere senza un proprio incomodo, o privazione: nè per contrario farlo a se stesso senza incomodo altrui. L'istesso paragone d'un benefizio recato ad altri senza proprio incomodo, che Cicerone; traendolo da' versi dell'antico poeta Ennio ci dà, meditandovi dimostra la verità di ciò, che io dico. Dice Cicerone
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