Ognun comprende, che il debito di quest'uomo è fissamente certamente di cento scudi nè più, nè meno. Or suppongasi d'altra parte, che un infelice ridotto alla mendicità implori la pietà d'un uomo ricco. È debito di carità il soccorrerlo. Ma quanto dovrà dare questo ricco al povero? La somma non è mai fissa. Possono esservi circostanze, che non dico cento, ma mille scudi siano una quantità tanto piccola, che meriti rimprovero di crudeltà il non aver dato di più. Possono esservi altre circostanze tali, che un soldo solo sia bastante beneficenza. Può non esservi obbligo di dar nulla, e può infine esservi caso in cui l'usar beneficenza sarebbe vizio, e colpa (il che gli algebristi esprimerebbero con dire, che la beneficenza allora passa ad esser tralle quantità negative). Questo è quel, che ho inteso di dire sostenendo, che i doveri della giustizia sian da considerarsi come quantità costanti; mentre que' della beneficenza sono quantità variabili, che posson crescere, e diminuire a guisa delle semiordinate di alcune curve, e giungere al zero, ed anche far recesso in contrario. Nè mi si opponga, che anche i debiti di giustizia possono variare, e diminuire, o crescere, come nel caso, che d'una somma dovuta si avessero a pagare gl'interessi, e le usure: perchè ognuno riflettendovi avvertirà, che le quantità variano ne' debiti di giustizia per cagioni estrinseche (come sarebbero la mora del tempo, la distanza de' luoghi, onde nasce il cambio, ed altri casi) laddove i debiti di beneficenza sono in se stessi, ed intrinsecamente varianti, ed indeterminati se non si applicano alle circostanze di ciascun caso particolare.
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