Quindi per uscir dalla confusione, che questa voca ambigua andava cagionando, si pensò a distinguere la giustizia in giustizia espletrice, voce che dovea dinotar quella, che solamente era da chiamarsi giustizia, e giustizia attributrice, da altri detta distributrice, che dovea dinotar la beneficenza. Ma poi non si convenne fissamente nel senso, e nella spiegazion di queste oscure voci, e chi le prese in un significato, chi in un altro, onde crebbero al sommo le confusioni, e le logomachie. Per terminarle s'inventarono altri nomi di giustizie, e vennero sù le voci di giustizia permutativa, commutativa, correttrice, ed altre, e vieppiù s'intrigò il discorso. In fine si pensò a chiamar dritto perfetto i doveri della giustizia, e que' della beneficenza, (che quegli autori chiamavano giustizia attributrice) denominarli dritto imperfetto, denominazione sciocca, ed erronea, che lascia quasi credere essere sempre, ed in ogni caso meno obbligatorj i doveri della beneficenza, che non que' della giustizia, il che è falso. Ma poi neppur sù queste altre voci si rimase d'accordo del senso, che dovessero avere. Trovo, che molti autori [Vedi il Puffendorf al lib. I. c. 7. § 7.] definiscono il dritto perfetto tra gli enti indipendenti quello, che si può ripeter anche colla forza. Secondo tal definizione questo sarebbe il solo vero Dritto, e sparisce il dritto imperfetto. Se dunque il Volfio ha voluto dire, che il rispettare, che un Principe faccia l'amicizia d'un altro, il quale vedendolo entrar in guerra si è contenuto nella neutralità, ed imparzialità, e non l'ha offeso dando ajuti al suo nemico, sia un dritto di beneficenza, perchè non avea stipulato con lui trattato di neutralità, e perciò lo chiama dritto imperfetto, ha detto male; essendo l'obbligo di non offendere chi non ci ha offesi un dritto di rigorosa giustizia.
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Vedi Puffendorf Dritto Volfio Principe
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