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      (119) Innumerabili sono gli esempj de' popoli, che per conseguenza di vittorie han sottomessi a tributi altri, i quali non perciņ son divenuti loro sudditi: ed anche in quelli casi il tributo č divenuto una transazione d'ogni altra maggior pretensione.
      (120) Quasi tutti i popoli socj, e confederati de' Romani pagarono, o inviarono sian doni annui, o tributi alla Republica Romana, ancorchč non se ne fussero dichiarati, sudditi. Illi quoque reliqui (disse Floro) qui immunes imperii erant, sentiebant tamen magnitudinem, & victorem gentium populum Romanum venerabantur. Lib. IV. c. 12. La lingua latina distingue la differenza di questi diversi stati di clientela, o di sottomissione colle frasi esse in fide, ed esse in ditione, ovvero in potestate, in servitute. Non in servitutem, sed in fidem tuam nos tradimus [T, Liv, lib. 36, c. 28.] diceano gli Etolj al Console Romano. La voce fides indicando clientela, attaccamento, ferma amicitia, esprimeva quella riverenza, che induce un'ossequio nel socio pił debole, ed una consuetudine di assecondare al pił potente. Rhodus, & Insulę primum libere agebant; postea in consuetudinem parendi Romanis clementer provocatę, pervenerunt [Sextus Rufus, c. 10.] Fu questo un lavoro tutto della virtuosa accortezza della Romana politica, che a conquistar tanta, estensione di terra gli valse assai pił delle battaglie, e delle vittorie. Nostri autem magistratus, (disse Cicerone) Imperatoresque ex hac una rex maximam laudem capere studebant, si provincias, si socios ęquitate & fide defendissent.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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