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      In questo senso si può ammettere la massima del Grozio, che non vi è obbligo di soccorrere un alleato quando non vi è speranza di buon successo; perchè queste parole intese senza qualche restrizione renderebbero le alleanze inutilissime. Infelice, e stiracchiata giustificazione! Il Grozio parla de' doveri d'un alleato prima di cominciarsi la guerra; il Puffendorf ne travolge il senso a quel, che può avvenire nel corso di essa, anzi nel conchiudersi la pace. Quel, che dice è vero, ma non fa al caso. In quel libro dove tutta la verità della ragion pubblica, e privata stà raccolta, e si trova da chi vuol ricercarvela, ecco cosa s'insegna Si convenerit inter socios ne intra certum tempus societate abeatur, & ante tempus renuncietur, potest rationem habere renunciatio, nec tenebitur Pro socio qui ideo renunciavit, quia conditio quædam, qua societas erat coïta ei non præstatur; aut si ita injuriosus, & damnosus socius sit, ut non expediat eum pati. Ulpianus. Dig. lib. XVII. tit. II. l. 14. Le alleanze sono società perpetue: però se ne può recedere innanzi tempo se il socio diventa eccessivamente dannoso; ma altro è lo sperimentare di Ulpiano, altro è il pronosticare del Grozio.
      (166) Si modo est ulla virtus, omnia, quæ cadere, in hominem possunt subter se habet: eaque despiciens casus contemnit humanos; culpaque omni carens, præter se ipsam, nihil censet ad se pertinere. Cic. Tuscul. lib. V. c. I. ed altrove Hanc esse in te sapientiam existimant homines, ut omnia infra te posita esse ducas; humanosque casus virtute inferiores esse putes.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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