(212) Nella Theologia Bellica lib. I. Difficult. X. rotondamente asserì esser giusta la guerra, che un Principe facesse a chi gli nega il transito sul suo Stato, e cita in suo sostegno il Covarruvias, il Vittoria, il Bonacina, il Lorca, il Diana, il Cespedes, il Menochio, e per stanchezza non enumera moltissimi altri. Non nomina il Grozio, giacchè per suo istituto non cita mai alcun eterodosso; scorgesi però averlo veduto, ed averne rubata qualche erudizione storica per adornar il suo libro. Tralle altre con estasi di contento narra il fatto di Agesilao, il quale, come rapporta Plutarco, avendo chiesto ai Re de' Macedoni il transito, e rispostosegli, che pazientasse, finchè su tal domanda si deliberasse, replicò ebbene, egli deliberi, noi tra tanto passeremo. E sarà vero, che una prepotenza congiunta ad una malacreanza sia sembrata al Grozio, ed al Padre Schiara un bell'argomento, ed una pruova, senza avvedersi, che la stessa richiesta del libero transito fatta da Agesilao, già palesava, ch'egli non era persuaso d'averne il dritto? E pur così han ragionato que' che hanno avuto il prurito di rabescar i loro libri di Dritto con fatti storici. Che speravano dalla storia? Infrazioni di dritto vi troveranno assai, ma poche osservanze di esso. Non è la storia altro, che un complesso di delitti, e di gastighi: buona guida per la politica di Stato, pessima per la ragione. Questa l'abbiamo a cercar solo in noi o nel sentimento, o almeno ne' rimorsi, e sempre ve la troveremo.
(213) Eorum, quæ natura fuerant communia, quod cuique obtigit id quisque teneat; e quo si quis sibi appetet violabit jus humanæ societatis.
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