Sempre vi si parla in termini di preghiera, di permissione richiesta, di favore atteso per sentimento d'umanità. Or non si domanda per grazia, e con preghiere ciocchè per natural dritto è dovuto.... Littusque rogamusInnocuum, & cunctis undamque, duramque patentem
disse Virgilio. Il Grozio al lib. II. c. 2. §.13. dice, che si dee chieder la permission di passare, e se si niega allora può prendersela ciascuno colla forza. E perchè dunque esigge egli questa vana formalità, e ritardo di star a chieder ad altri un permesso, che colui non può negare? Fece egli un trattato di Dritto, o di cerimonie, o di tempo perduto?
(221) Contemplisi di grazia l'acume, e la giustezza de' concetti de' nostri antichi giureconsulti, i quali anche nello stato di società civile, cioè in quello, in cui al ben comune sembra sacrificata la proprietà privata, c'ingegnarono queste due grandi, e generali teorie, l'una, che niuno ha dritto d'obligare il suo vicino ad essergli giovevole con far cosa non a lui, ma a chi la chiede vantaggiosa, solo basta, che non gli sia molesto: l'altra, che volendo taluno a sue spese far nel podere altrui qualche cosa di suo vantaggio ancorchè senza incomodo del proprietario di quel fondo, pure perchè si tratta di far cosa nel territorio alieno non può mai pretenderlo per giustizia, e per dritto; può solo chiederlo per equità. Quanto son mai diverse queste teorie da quelle del Grozio, del Coccejo, del Volfio, e de' casuisti! Ecco le parole della legge 14. del Tit. 6. Lib. XXXIX., nella quale si esamina il caso di chi debba, o possa riparar un argine sito nel fondo d'un vicino, per la caduta del quale viene acqua ad incomodar il podere d'altro vicino Labeo autem si manufactus sit agger etiamsi memoria ejus non extat, agi posse ut reponetur; nam hac actione neminem cogi posse ut vicino prosit, sed ne noceat, aut interpellet facientem quod jure facere possit.
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