Henric. Coccej. Disput. Curios. T. II Disp. 22. de Legato sancto non impuni.
(245) Nam neque justæ, neque injustæ duæ possessiones concurrere possunt. Dig. tit. 26 de Precar. l. 19.
(246) Manca la voce risponsabile, e le derivate da essa alla nostra Crusca; ma essendo voce tecnica, necessaria, ed alla quale niun'altra equivalente si può sostituire, non tremo d'adottarla; nè crederei, che servendomi della voce imputazione mi sarei reso chiaro abbastanza. Rispetto al senso di essa sarà bene scorrere il Cap. 21. del lib. II. di Ugon Grozio dove parla della comunicazion de' delitti, e delle pene.
(247) Scientiam heic pro patientia accipimus, ut qui prohibere potuit, teneatur si non fecerit. Dig. lib. IX. tit. I. l. 45.
Is autem accipitur scire, qui scit, & potuit prohibere: scientiam enim spectare debemus, quæ habet & voluntatem. Dig l. XLVII. t. 6. l. I.
(248) Non dum quæ feceris, sed quæ fieri passus sis dico. Neque vero multum interest præsertim in Consule, utrum ipse Rempublicam vexet an alios vexare patiatur. Cic. in Pison.
(249) Nullum crimen patitur is, qui non prohibet cum prohibere non potest. Dig. de Reg. Jur. l. 100.
(250) Non vengamisi a dire, che un Sovrano per quanto l'adulazione possa fingerlo, ed imaginarlo despota, ed assoluto abbia a chiamarsi superiore, e disciolto in tutto da qualunque legge. Sempre dovrà supporsi, ch'egli sia membro di quella costituzione politica, e forma di governo donde trae il suo grado, la sua potenza, la sua dignità; e per conseguenza se fosse in sua balìa guastarne le leggi costitutive, egli annienterebbe la sua monarchia, e se medesimo unitamente con essa.
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