(283) Non numero tra questi casi quello del transito delle armate del guerreggiante sul territorio del neutrale da' giuspublicisti sempre messo innanzi, e dibbattuto; poichè avendo io dimostrato [Vedi sopra il cap. VII pag. 158.] non esservi mai, o quasi mai vero dritto d'entrar contro voglia del neutrale sul territorio di lui, non può questo transito esistere legitimamente senza il consenso di esso. Or quando vi abbia consentito, sicuramente avrà pensato a convenire e promettere a chè voglia esser obbligato, quali viveri abbia a dare, in che quantità, a qual prezzo, in qual luogo; ed allora da' patti nascerà il dritto scritto e convenzionale da doversi osservare.
(284) Il non mai abbastanza lodato Cicerone seguendo gl'insegnamenti degli Stoici non dubitò di sostenere, che neppur il caso d'estrema necessità, e di salvar la propria vita dasse dritto di violare l'altrui proprietà: Forsitan quispiam dixerit: nonne igitur sapiens si fame ipse conficiatur abstulerit cibum alteri homini ad nullam rem utili? Minime vero. Non enim mihi est vita mea utilior, quam animi talis affectio neminem ut violem commodi mei gratia [De Offic. Lib. III c. 6]. Il Grozio, il Barbeiraak, ed uno sciame di casuisti, e di moralisti d'ogni nazione combattono questa sentenza. Chi s'immaginerebbe, che un gentile consigliasse il martirio per la virtù, e che tanti Cristiani lo vituperassero, e lo schernissero! Il vero è, che il detto di Cicerone contiene un eroico consiglio piuttosto, che un precetto. Chi non lo segue può esserne scusato.
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