Sicchè in questa parte il dovere del neutrale stà nell'imparziale rifiuto, e non nella imparziale concessione. Per altro questo caso, che ora io propongo è assai più ipotetico, che verisimile, non essendo naturale l'imaginare, che un Sovrano voglia spontaneamente, e gratuitamente render il suo paese il teatro della guerra col concederne all'uno, ed all'altro le diverse fortezze.
(308) Quando anche la fortezza si concedette non per servire alle offese, ma o per mettervi in sicuro i magazzini, i bagagli, le provvisioni, gli ospedali, o per servir di ritiro ad una armata dopo una rotta, sempre con siffatta concessione si darebbe un considerabile vantaggio all'un de' due combattenti, e per conseguenza si mancherebbe all'imparzialità.
(309) Questa utilità è stata impropriamente denominata necessità, la quale in questi casi non ha luogo, nè vi si adattano i termini di essa, non essendo, nè potendo essere la guerra un primo bisogno della vita. Or il proprio comodo non dà dritto a nuocere al vicino: Sic debet meliorem suum agrum facere, ne vicini deteriorem faciat... prodesse enim sibi unusquisque, dum alii non nocet, non prohibetur, Dig. de aqua pluv. arc. 1. I. §. 4. e §. II.
(310) Il celebre Grozio non trascurò di seriamente avvertire, che quando si toglieva per forza una piazza ad un neutrale ad oggetto di non farla cader in mano all'avversario era poi giustizia l'evacuarla dopo cessato ogni sospetto. Se lo avvertì, dovette passargli per la mente, che si trovasse chi pensava potersi ritener legitimamente la piazza per sempre, solo perchè quondam una volta era occorso d'entrarvi per buona precauzion militare.
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