(350) Servo non fit injuria. Dig, tit de injur. l. 15. §. 35.
(351) Sed & in servitutem redigendi consuetudo moribus plerarumque gentium nunc exolevit: Binkchers. lib. I. c. 3.
Servitutes inter Christianos abrogatæ sunt; Cocc, §. 747.
(352) Certamente il solo naturale istinto non torto da falsi insegnamenti basta a far sentire all'interno di chiunque, che quanto per Dritto di guerra era lecito ai Romani per rispingere o gastigare gli Unni, i Vandali, i Bulgari, ed altri ingiusti ed inumani distruttori del loro Impero, non lo sarebbe in una guerra cominciata da disputa alla successione d'un trono vacante per morte senza prole del Monarca: che quanto è lecito contro un soldato nemico, non lo può esser del pari contro le imbelli donne, i decrepiti vecchi, i teneri bambini: che quanto è lecito contro una fortezza, un bastione, un vascello da guerra, non lo è contro una chiesa, un sepolcro, un bel monumento delle arti.
(353) Se mai il linguaggio della geometria, e delle scienze esatte passerà nella morale, e non sarà più messo in derisione il dir, che si contemplino i confini d'un dover morale sotto l'imagine d'una curva geometrica, si scorgerà allora, che le teorie generali stabilite finora da tutti sul dritto della guerra sono imperfette, mal espresse, e talvolta anche false. Sarà allora permesso il dire, che le quantità crescenti, e decrescenti di ciò, che è lecito contro al nemico, si posson dire determinate da una curva, della quale le ordinate, e le ascisse siano la quantità, or maggiore or minore, dell'offesa, e la parte più o meno grande, che ciascun cittadino ha presa in essa come offensore.
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