Indubitatamente chi impiega il suo denaro ne' fondi publici d'altro Sovrano, sia in vitalizj, o in tontine, o in lotterie, o in altro genere d'impronti non ha altra intenzione, che quella di far il suo profitto; ma del pari indubitatamente ciò facendo dà forza a quello Stato che s'indebita, di cominciare o di proseguir la guerra con vigore. È violata dunque, o nò la neutralità? Lo stesso Vattel non saprebbe chè rispondere.
(383) Che nella violazione del dritto delle genti cominciata da men di due secoli in quà siansi veduti molti editti di Sovrani prescriver le regole, onde abbia a discernersi se parte delle merci, o tutte, o anche la nave neutrale abbia a confiscarsi, è cosa rincrescevole, e dolorosa per la ragion umana; ma che un giureconsulto veram non simulatam philosophiam colens, quale era l'Einecio (nella sopracitata Dissert. al c. 2. §. 7. e seg.) insegni le stesse cose, e le abbia per fondate sulla ragione, e sul dritto delle genti è vituperoso.
(384) Rendasi questa giustizia all'Errico Coccejo d'aver benissimo veduta, ed esposta la collisione, e la forza equilibrata delle contrarie ragioni in questa materia. Ecco le di lui rimarchevoli parole Maximis inter gentes, & populos contentionibus, & adeo probabilibus utrinque rationibus disceptatum fuit, ut ipsum prope jus gentium collidere videatur. Ab eorum enim parte, qui commercia exercent cum hoste ratio manifesta est; nam indubie jure gentium domini res suas vendere cui velint possunt. A parte vero eorum, qui commercia hæc sibi noxia impediunt, ratio non minus evidens est, nam cum cuique a natura se juraque sua tueri concessum sit, etiam ea concessa sunt, sine quibus ea tueri non potest, uti, si non possit nisi impeditis cum hoste commerciis.
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