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      Utrumque certi juris gentium est.
      (385) E farņ come quei, che vą di notte,
      Che porta il lume dietro, e sč non giova;
      Ma dopo sč fa le persone dotte. Dant. Purg. c. 22.
      (386) Vedi p. 265. e seg.
      (387) I progressi de' moderni nelle scienze della morale e del gius, dal punto ove le lasciarono i Greci ed i Romani, sono stati cosģ corti, che quasi potrei dire non esservene affatto. Le scuole Europee insegnano ancora la morale de' filosofi Greci, e coltivano lo studio delle leggi Romane. Perciņ dove queste vecchie guide ci hanno abbandonati non abbiam saputo muovere un solo passo in lą. Ma che parlo io di progressi? Volesse il Cielo, e potessimo vantarci di non aver peggiorate le massime, e gli usi del dritto della guerra! Noi cominciamo non di rado le guerre prima di dichiararle. Manchiamo spesso di fede agli alleati or sotto le artificiose distinzioni di alleanze difensive, e non offensive, or sulle congetture dell'evento dell'armi. Mentre ci professiamo amici, neutrali, pacifici, prestiamo, cediamo, vendiamo le proprie truppe a talun de' guerreggianti, e facciam spargere il sangue de' nostri vassalli in una guerra, in cui non abbiamo interesse. Noi abbiamo introdotto le rappresaglie tanto ignote agli antichi, che ne manca fin il nome, e l'espressione nelle lingue loro. Violiamo nelle guerre la bandiera amica pirateggiandola per sola rapacitą, se ci crediamo pił forti; e per contrario nella neutralitą teniamo i porti aperti alle flotte, ed ai corsari d'ambedue i combattenti, gli ricoveriamo, gli accarezziamo.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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