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      II. c. 23. §. ult. Trad. di Barb.] Che spaventoso granchio preso a secco è mai questo! Non è già lo stesso uomo, che ha da aver i due dritti contrarj, ma son due enti diversi, de' quali ciascuno ha il suo dritto, e questi s'incrociano, e si urtano tra loro.
      Siegue poi egli a dire, che per effetto d'ignoranza di dritto, o di fatto, può taluno far la guerra in buona fede, e questa allora non la dichiara ingiusta.
      Dico il vero, di quanti abbagli si sono presi nel gius publico, che non son pochi, niuno me ne sembra più grossolano di questo, nè, che si tragga dietro più lunga catena d'altri abbagli. È falso, che anche nelle liti tra' privati, non se ne incontrino perfettamente giuste da ambedue i lati; falsissimo è poi, che non si diano tra' Principi, e Principi. Moltissimi sarebbero stati i casi tra privati di simili collisioni di dritto, ma le leggi civili, che appunto a toglierle si sono quasi intieramente occupate, ne hanno decisi moltissimi; e perciò è raro il caso trà costoro. Così per esempio se taluno pretendente la possession d'uno stabile a titolo di donazione, un altro in virtù di qualche contratto, ambedue avrebbero buon titolo in se stesso considerato, ma se le leggi civili avran deciso in qual caso la donazione annulla il contratto, o questo la donazione, l'uno avrà ragione, l'altro il torto. Che se nascesse caso dimenticato dalle leggi, sarebbe la lite equilibratamente giusta. Non sorgerebbe però guerra, giacchè il Sovrano, in cui risiede la perpetua legislazione, la deciderebbe.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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