(452) Si omnem materiam prohibeas, ex qua quid bello aptari possit, ingens esset catalogus rerum prohibitarum, quia nulla fere materia est, ex qua non saltem aliquid bello aptum facile fabricemus. Bynkers. loc. cit.
(453) Dallo spirito di sapienza, e d'equità, che dettò le leggi del Digesto si è raccolta questa general teoria. Bello è fragli altri il testo della legge I. Tit. 2. lib. XXVIII. ove si tratta del diseredare i figli, sul quale odioso atto il giureconsulto Scevola disputando dice aliam esse caussam institutionis, quæ benigne acciperetur; exhæredationes autem non essent adjuvandæ. Quindi i glossatori han con ragione tratto l'assioma legale odia sunt restringenda, favores ampliandi.
(454) Da' Greci, sul felice suolo de' quali nacque la prima sapienza, assai innanzi ai Romani fu stabilito siffatto principio di bella equità, e consegrato, giusta il loro uso, ne' fasti della mitologia sotto il racconto risaputissimo del calcolo, o vogliam dir palla di Minerva, quasi la Dea stessa della sapienza l'avesse dando il suo voto insegnato all'esitante Areopago nel giudizio d'Oreste [Vedi il Boeclero de Calc. Min.]. Dipoi è divenuto assioma tralle nazioni culte.
(455) Non m'imagino aver da incontrar tra' miei lettori veruno così cieco ammiratore delle leggi degli antichi Imperatori Romani, che venga ad oppormi essersi in esse vietato il trasporto del sale ai Barbari con rigore eguale a quello del recar loro il ferro, e le armi. Furono questi regolamenti dettati non da cautela di non accrescer forza al nemico, ma da quel falso principio d'economia politica stato per tanti secoli il predominante, che insegna per mantener l'abbondanza interna vietar l'esportazione de' comestibili più necessarj.
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