(476) Il confiscar la merce nemica benchè protetta ed esistente sotto bandiera amica è stata una pretensione da due secoli in quà voluta far valere da quasi tutti i Sovrani Cristiani: i Maomettani l'hanno detestata. Ne parlerò più a lungo nel seguente capo.
(477) V. s. p. 162.
(478) fœdus æquum.
(479) fœdus iniquum.
(480) In conferma de' miei detti avvertasi, che tra' Trattati moderni non se ne incontra altro che uno, per quanto io sappia, in cui siasi apposto cotesto patto, ed è per appunto il Trattato tralla Francia, e le città Anseatiche del 1716. agli articoli XIII e XXII. Or chi non vede con quanta diseguaglianza, trattavasi tra una grandissima Potenza, e quelle Città libere, che appena meritano nome di Sovranità, prive di forze marittime, prive di prodotti del proprio suolo, e che sussistono coll'industria d'esser le portatrici in sù e in giù delle merci del Nort e del Sud dell'Europa? Chi non vede la necessità, che ebbe la Francia d'aggiungere cotesto patto per impedire, che tutto il commercio de' suoi nemici non si ammantasse sotto la bandiera Anseatica? E come poteano gli Anseatici ricusarlo nell'atto, che venivano ricolmati di privilegj con quel Trattato?
(481) Quidquid autem ceperimus eousque nostrum esse intelligitur donec nostra custodia coercetur. Cum vero evaserit custodiam nostram, & in naturalem libertatem se receperit, nostrum esse definit. Dig. lib. XXXXI. tit. I l. 3. §. 2.
(482) Eousque nostra esse intelligantur donec revertendi animum habent: quod si desierint revertendi animum habere desinant nostra esse.
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