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      (637) La patria è ben difesa in qualunque modo la si difende o con ignominia, o con gloria. La qual cosa merita esser notata ed osservata da qualunque cittadino si trova a consigliare la patria sua; perchè dove si delibera al tutto della salute della patria non vi debbe cadere alcuna considerazione nè di giusto, nè d'ingiusto, nè di pietoso, nè di crudele, nè di laudabile, nè d'ignominioso. Macchiav. Discorsi lib. II. c. 42.
      (638) È tanto antico cotesto consiglio, che si attribuiva ai uno de' sette Savj della Grecia. Il cuor virtuoso di Cicerone l'abborrì, e voglio ripeterne le parole: Negabat (Scipio) ullam vocem inimiciorem amicitiæ potuisse reperiri, quam ejus qui dixisset ita amare oportere ut si aliquando esset osurus. Nec vero se adduci posse, ut hoc, quemadmodum putaretur, a Biante esse dictum crederet, qui sapiens habitus esset unus e septem; sed impuri cujusdam, aut ambitiosi, aut omnia ad suam potentiam revocantis esse sententiam. Quonam enim modo quisquam amicus esse poterit qui se putabit inimicum esse posse? Quin etiam necesse erit cupere, & optare ut quam sæpissime peccet amicus, quo plures det tibi tanquam ansas ad reprehendendum: rursus autem recte factis commodisque amicorum necesse erit angi, dolere, invidere. [De Amicit. c. 16.] Non credo potersi meglio esprimere con parole lo stato di pena degli altrui vantaggi, in cui la Politica mette gli animi de' guerreggianti, e de' loro amici neutrali.
      (639) Non può per tanto un Signore prudente, nè debbe osservare la fede, quando tale osservanza gli torni contro, e che sono spente le cagioni, che la feciono promettere.


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De' doveri de' principi neutrali verso i principi guerreggianti e di questi verso i neutrali
Libri due
di Ferdinando Galiani
1782 pagine 527

   





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