E nella nota aggiunge il Cavalier du May.
I Principi sono, e devono esser in ogni cosa differenti da' privati. Questi devono preferire l'onesto all'utile, e quelli debbono misurare tutte le azioni loro col compasso dell'interesse. Quelli devono seguire i movimenti della natura, amare gli amici, servire i parenti, e far bene a' meritevoli. Questi per lo contrario debbono preferire la Ragione di Stato ad ogni altra ragione, e non aver altri amici, nè altri parenti, che l'accrescimento del loro Stato, la prosperità de' loro Prencipati, e la quiete de' loro popoli. Nelle sue Osservazioni Politiche sopra gli annali di Cornelio Tacito al lib. VII.
(649) Tacito.
(650) Botero nella Dedica del Trat. della neutr.
(651) Invenit inter has utrasque sententias medium sibi ipsa mortalitas numen; toto quippe mundo, & locis omnibus, omnibusque horis omnium vocibus Fortuna sola invocatur; una nominatur, una accusatur, una agitur rea, una cogitatur, sola laudatur, sola arguitur, & cum conviciis colitur: volubilis, a plerisque vero & cæca etiam existimata, vaga, inconstans, incerta, varia, indignorum fautrix.... Quæ singula improvidam mortalitatem involunt, solum ut inter ista certum sit nihil esse certi, nec miserius quidquam homine aut suberbius. Plin. Hist. l. II. c. 7.
(652) Machiav. Disc. Lib. II c. 25.
(653) Se i Vejenti fussino stati savj eglino harebbono quanto più disunita vedevano Roma, tanto più tenuta da loro la guerra discosto, & con l'arti della pace cerco d'oppressargli. Il modo è cercare di diventare confidente di quella città, che è disunita, & infino che non vengono all'armi, come arbitro maneggiarsi tra le parti.
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