Che il «miglioramento» etico sia puramente individuale è illusione ed errore: la sintesi degli elementi costitutivi dell'individualità è «individuale», ma essa non si realizza e sviluppa senza un'attività verso l'esterno, modificatrice dei rapporti esterni, da quelli verso la natura a quelli verso gli altri uomini in vari gradi, nelle diverse cerchie sociali in cui si vive, fino al rapporto massimo, che abbraccia tutto il genere umano. Perciò si può dire che l'uomo è essenzialmente «politico», poiché l'attività per trasformare e dirigere coscientemente gli altri uomini realizza la sua «umanità», la sua «natura umana».
[L'individualismo.] Sul cosí detto «individualismo», cioè sull'atteggiamento che ogni periodo storico ha avuto della posizione dell'individuo nel mondo e nella vita storica. Ciò che oggi si chiama «individualismo» ha avuto origine nella rivoluzione culturale successa al Medio Evo (Rinascimento e Riforma) e indica una determinata posizione verso il problema della divinità e quindi della Chiesa: è il passaggio dal pensiero trascendente all'immanentismo. Pregiudizi contro l'individualismo, fino a ripetere contro di esso le geremiadi, piú che critiche, del pensiero cattolico e retrivo. L'«individualismo» che è diventato antistorico oggi è quello che si manifesta nell'appropriazione individuale della ricchezza, mentre la produzione della ricchezza si è andata sempre piú socializzando. Che i cattolici poi siano i meno adatti a gemere sull'individualismo si può dedurre dal fatto che essi sempre, politicamente, hanno riconosciuto una personalità politica solo alla proprietà, cioè l'uomo valeva non per sé, ma in quanto integrato da beni materiali.
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