L'atteggiamento «psicologico» che sostanzia l'affermazione dell'«apparenza» delle superstrutture, potrebbe essere paragonato all'atteggiamento che si è verificato in certe epoche (anch'esse «materialistiche» e «naturalistiche»!) verso la «donna» e l'«amore». Si vedeva una graziosa giovanetta, fornita di tutti quei pregi fisici che tradizionalmente destano il giudizio di «amabilità». L'uomo «pratico» valutava la sua struttura «scheletrica», l'ampiezza del «bacino», cercava di conoscere sua madre e sua nonna, per vedere quale probabile processo di deformazione ereditaria l'attuale giovinetta avrebbe subito con gli anni, per avere la possibilità di prevedere quale «moglie» egli avrebbe avuto dopo dieci, venti, trenta anni. Il giovanotto «satanico», atteggiandosi al pessimismo ultrarealistico, avrebbe osservato la giovinetta con occhi «stecchettiani»: l'avrebbe giudicata «in realtà» un puro sacco di putredine, l'avrebbe immaginata già morta e sotterrata, con le «occhiaie fetenti e vuote» ecc. ecc. Pare che questo atteggiamento psicologico sia proprio dell'età subito dopo la pubertà, legato alle prime esperienze, alle prime riflessioni, ai primi disinganni, ecc. Tuttavia viene superato dalla vita e una «determinata» donna non susciterà piú quei tali pensieri.
Nel giudizio di «apparenza» delle superstrutture c'è un fatto dello stesso genere: un «disinganno», un pseudopessimismo ecc. che scompare di colpo quando si è «conquistato» lo Stato e le superstrutture sono quelle del proprio mondo intellettuale e morale.
| |
Stato
|