Ma noi vediamo oggi avvenire lo stesso per la concezione del materialismo storico; mentre da essa, per molti critici, non può derivare «logicamente» che fatalismo e passività, nella realtà invece essa dà luogo a una fioritura di iniziative e di intraprese che stupiscono molti osservatori (cfr. estratto dell'«Economist» di Michele Farbman). Se si dovesse fare uno studio su l'Unione, il primo capitolo, o addirittura la prima sezione del libro, dovrebbe proprio sviluppare il materiale raccolto sotto questa rubrica «Riforma e Rinascimento». Ricordare il libro del Masaryk su Dostojevskij e la sua tesi della necessità di una Riforma protestante in Russia, e le critiche di Leo Davidovich nel «Kampf» dell'agosto 1914; è notevole che il Masaryk nel suo libro di memorie (La Résurrection d'un Etat. Souvenirs et réflexions, 1914-1918, Parigi, Plon) proprio nel campo in cui la Riforma avrebbe dovuto operare, cioè come determinatrice di un nuovo atteggiamento verso la vita, atteggiamento attivo, di intraprendenza e iniziativa, riconosce l'apporto positivo del materialismo storico attraverso l'opera del gruppo che lo incarna. (A proposito di cattolicismo e protestantesimo e del loro atteggiamento reciproco verso la dottrina della grazia e quella delle «opere», ricordare che le «opere» nel linguaggio cattolico hanno ben poco da vedere con l'attività e l'iniziativa operosa e laboriosa, ma hanno un significato ristretto e «corporativo»).
Immanenza speculativa e immanenza storicistica o realistica.
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