È da osservare che molte deficienze del Saggio popolare sono connesse all'«oratoria». L'autore, nella prefazione, ricorda, quasi a titolo di onore, l'origine «parlata» della sua opera. Ma, come ha osservato già il Macaulay a proposito delle discussioni orali presso i greci, è appunto alle «dimostrazioni orali» e alla mentalità degli oratori che si collegano le superficialità logiche e di argomentazione le piú stupefacenti. Ciò del resto non diminuisce la responsabilità degli autori, che non rivedono, prima di stamparle, le trattazioni tenute oralmente, spesso improvvisando, quando la meccanica e casuale associazione delle idee spesso sostituisce il nerbo logico. Il peggio è quando, in questa pratica oratoria, la mentalità facilona si solidifica e i freni critici non funzionano piú. Si potrebbe fare una lista delle ignorantiae e mutationes elenchi del Saggio popolare probabilmente dovute alla «foga» oratoria. Un esempio tipico mi pare il paragrafo dedicato al prof. Stammler, dei piú superficiali e sofistici.
La cosí detta «realtà del mondo esterno». Tutta la polemica contro la concezione soggettivistica della realtà, con la quistione «terribile» della «realtà oggettiva del mondo esterno», è male impostata, peggio condotta e in gran parte futile e oziosa (mi riferisco anche alla memoria presentata al Congresso di storia delle scienze, tenuto a Londra nel giugno-luglio 1931). Dal punto di vista di un «saggio popolare» tutta la trattazione risponde piú a un prurito di pedanteria intellettuale che ad una necessità logica.
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