», con aspro risentimento dell'Ardigò che era positivista ed era d'accordo coi cattolici nel modo di concepire la realtà esterna.
Occorre dimostrare che la concezione «soggettivistica», dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico. Un accenno a una interpretazione un po' piú realistica del soggettivismo nella filosofia classica tedesca si può trovare in una recensione di G. De Ruggiero a degli scritti postumi (mi pare, lettere) di B. Constant (mi pare) pubblicati nella «Critica» di qualche anno fa.
L'appunto che si deve fare al Saggio popolare è di avere presentato la concezione soggettivistica cosí come essa appare dalla critica del senso comune e di avere accolto la concezione della realtà oggettiva del mondo esterno nella sua forma piú triviale e acritica, senza neanche sospettare che a questa può esser mossa l'obbiezione di misticismo, come infatti fu fatto. (Nella memoria presentata al Congresso di Londra, l'autore del Saggio popolare accenna all'accusa di misticismo attribuendola al Sombart e trascurandola sprezzantemente: il Sombart l'ha certamente presa dal Croce). Solo che analizzando questa concezione, non è poi tanto facile giustificare un punto di vista di oggettività esteriore cosí meccanicamente intesa.
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