Questo errore ha tutta una storia, specialmente nella critica letteraria, ed è noto che il lavoro di ridurre grandi opere poetiche alle loro fonti era diventato, in un certo tempo, la fatica massima di molti insigni eruditi. La quistione si pone nella sua forma esterna nei cosidetti plagi, ma è anche noto che anche per alcuni «plagi» e anzi riproduzioni letterali, non è escluso che si possa sostenere una originalità per l'opera plagiata o riprodotta. Si possono citare due esempi insigni: 1) Il sonetto del Tansillo riprodotto da Giordano Bruno negli Eroici furori (o nella Cena delle Ceneri) «Poiché spiegate ho l'ali al bel desio» (che nel Tansillo era un sonetto d'amore per la marchesina del Vasto); 2) I versi per i morti di Dogali offerti dal D'Annunzio come propri per un numero unico e che erano ricopiati alla lettera da una raccolta del Tommaseo di canti serbi. Tuttavia in Bruno e in D'Annunzio queste riproduzioni acquistano un gusto nuovo e originale che fa dimenticare la loro origine. Lo studio della cultura filosofica di un uomo come il fondatore della filosofia della praxis non solo è interessante ma è necessario purché tuttavia non si dimentichi che esso fa parte esclusivamente della ricostruzione della sua biografia intellettuale e che gli elementi di spinozismo, di feuerbachismo, di hegelismo, di materialismo francese, ecc., non sono per nulla parti essenziali della filosofia della praxis né questa si riduce a quelli, ma che ciò che piú interessa è appunto il superamento delle vecchie filosofie, la nuova sintesi o gli elementi di una nuova sintesi, il nuovo modo di concepire la filosofia i cui elementi sono contenuti negli aforismi o dispersi negli scritti del fondatore della filosofia della praxis e che appunto bisogna sceverare e sviluppare coerentemente.
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