La teleologia. Nella questione della teleologia appare ancora piú vistosamente il difetto del Saggio nel presentare le dottrine filosofiche passate su uno stesso piano di trivialità e banalità, cosí che al lettore pare che tutta la cultura passata sia stata una fantasmagoria di baccanti in delirio. Il metodo è riprovevole da molti punti di vista: un lettore serio, che estenda le sue nozioni e approfondisca i suoi studi, crede di essere stato preso in giro ed estende il sospetto a tutto l'insieme del sistema. È facile parere di aver superato una posizione abbassandola, ma si tratta di pura illusione verbale. Presentare cosí burlescamente le quistioni può avere un significato in Voltaire, ma non è Voltaire chiunque voglia, cioè non è grande artista.
Cosí il Saggio presenta la quistione della teleologia nelle sue manifestazioni piú infantili, mentre dimentica la soluzione data da Kant. Si potrebbe forse dimostrare che nel Saggio c'è molta teleologia inconscia che riproduce senza saperlo il punto di vista di Kant: per esempio il capitolo sull'«Equilibrio tra la natura e la società».
Dalle Xenie di Goethe: «Il Teleologo: - Il Creatore buono adoriamo del mondo, che, quando - il sughero creò, inventò insieme il tappo» (trad. di B. Croce nel vol. su Goethe, p. 262). Il Croce mette questa nota: «Contro il finalismo estrinseco, generalmente accolto nel secolo decimottavo, e che il Kant aveva di recente criticato surrogandolo con un piú profondo concetto della finalità». Altrove e in altra forma il Goethe ripete questo stesso motivo e dice di averlo derivato dal Kant: «Il Kant è il piú eminente dei moderni filosofi, quello le cui dottrine hanno maggiormente influito sulla mia cultura.
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