Tutti gli spunti e gli accenni di estetica e di critica artistica contenuti nel Saggio sono da raccogliere e da analizzare. Ma può servire intanto da esempio il paragrafo dedicato al Prometeo di Goethe. Il giudizio dato è superficiale ed estremamente generico. L'autore, a quanto pare, non conosce né la storia esatta di questa ode del Goethe, né la storia del mito di Prometeo nella letteratura mondiale prima di Goethe e specialmente nel periodo precedente e contemporaneo all'attività letteraria del Goethe. Ma si può dare un giudizio, come quello dato nel Saggio, senza conoscere proprio questi elementi? Come altrimenti distinguere ciò che è piú strettamente personale di Goethe da ciò che è rappresentativo di un'epoca e di un gruppo sociale? Questo genere di giudizi in tanto sono giustificati appunto in quanto non sono vuote generalità in cui possono rientrare le cose piú disparate ma sono precisi, dimostrati, perentori; altrimenti sono destinati solo a diffamare una teoria e a suscitare un modo superficiale di trattare le quistioni (è sempre da ricordare la frase di Engels contenuta nella lettera a uno studente pubblicata dal «Sozialistische Akademiker»).
(Si potrebbe fare una esposizione della fortuna letteraria e artistica e ideologica del mito di Prometeo, studiando come questo si atteggia nei vari tempi e quale complesso di sentimenti e di idee serve a esprimere sinteticamente volta per volta). Per ciò che riguarda il Goethe riassumo alcuni elementi iniziali, togliendoli da un articolo di Leonello Vincenti (Prometeo, nel «Leonardo» del marzo 1932): Nell'ode voleva Goethe fare della semplice «mitologia» versificata o esprimeva un suo atteggiamento attuale e vivo verso la divinità, verso il dio cristiano?
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