9°. La storia d'Europa vista come «rivoluzione passiva». Può farsi una storia d'Europa del secolo XIX senza trattare organicamente della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche? E può farsi una storia d'Italia nel tempo moderno senza le lotte del Risorgimento? In un caso e nell'altro il Croce, per ragioni estrinseche e tendenziose, prescinde dal momento della lotta, in cui la struttura viene elaborata e modificata, e placidamente assume come storia il momento dell'espansione culturale o etico-politico. Ha un significato «attuale» la concezione della «rivoluzione passiva»? Siamo in un periodo di «restaurazione-rivoluzione» da assestare permanentemente, da organizzare ideologicamente, da esaltare liricamente? L'Italia avrebbe nei confronti con l'URSS la stessa relazione che la Germania e l'Europa di Kant-Hegel con la Francia di Robespierre-Napoleone?
10°. La «libertà» come identità di storia e di spirito e la «libertà» come ideologia immediatamente circostanziata, come «superstizione», come strumento pratico di governo. Se si dice che la «natura dell'uomo è lo spirito» si dice che essa è la «storia», cioè l'insieme dei rapporti sociali in processo di sviluppo, cioè ancora l'insieme della natura e della storia, delle forze materiali e di quelle spirituali o culturali ecc.
11°. Tuttavia, si può dire che nella concezione del Croce, anche dopo l'elaborazione subita in questi ultimi anni, non ci sia traccia di filosofia della praxis? Il suo storicismo non risente di nessun influsso della sua esperienza intellettuale degli anni dal '90 al '900? La posizione del Croce a questo proposito risulta dalla prefazione del 1917 alla nuova edizione del Materialismo storico: il Croce vorrebbe far credere che il valore di questa esperienza sia stato essenzialmente negativo, nel senso che avrebbe contribuito a distruggere pregiudizi ecc.
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