Il Croce combatte con troppo accanimento la filosofia della praxis e nella sua lotta ricorre ad alleati paradossali, come il mediocrissimo De Man. Questo accanimento è sospetto, può rivelarsi un alibi per negare una resa dei conti. Occorre invece venire a questa resa di conti, nel modo piú ampio e approfondito possibile. Un lavoro di tal genere, un Anti-Croce che nell'atmosfera culturale moderna potesse avere il significato e l'importanza che ha avuto l'Anti-Dühring per la generazione precedente la guerra mondiale, varrebbe la pena che un intero gruppo di uomini ci dedicasse dieci anni di attività.
Nota I. Le tracce della filosofia della praxis possono trovarsi specialmente nella soluzione che il Croce ha dato di problemi particolari. Un esempio tipico mi pare la dottrina dell'origine pratica dell'errore. In generale si può dire che la polemica contro la filosofia dell'atto puro di Giovanni Gentile ha costretto il Croce a un maggior realismo e a provare un certo fastidio e insofferenza almeno per le esagerazioni del linguaggio speculativo, divenuto gergo e «apriti, sesamo» dei minori fraticelli attualisti.
Nota II. Ma la filosofia del Croce non può essere tuttavia esaminata indipendentemente da quella del Gentile. Un Anti-Croce deve essere anche un Anti-Gentile; l'attualismo gentiliano darà gli effetti di chiaroscuro nel quadro che sono necessari per un maggior rilievo.
12. Da tutto ciò che è detto precedentemente risulta che la concezione storiografica del Croce della storia come storia etico-politica non deve essere giudicata una futilità da respingere senz'altro.
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