7) Per valutare la funzione del Croce nella vita italiana ricordare che tanto le Memorie di Giolitti che quelle di Salandra si concludono con una lettera del Croce.
8) Con linguaggio crociano si può dire che la religione della libertà si oppone alla religione del Sillabo, che nega in tronco la civiltà moderna; la filosofia della praxis è un'«eresia» della religione della libertà, perché è nata nello stesso terreno della civiltà moderna.
Benedetto Croce
e il materialismo storico
[Le critiche di Croce al marxismo.] Il punto piú importante in cui il Croce riassume le critiche, secondo lui decisive e che avrebbero rappresentato un'epoca storica, è la Storia d'Italia dal 1871 al 1915 nel capitolo in cui accenna alla fortuna della filosofia della praxis e dell'economia critica. Nella prefazione alla seconda edizione del volume MSEM egli fissa in quattro le tesi principali del suo revisionismo: la prima che la filosofia della praxis debba valere come semplice canone di interpretazione, e la seconda che la teoria del valore-lavoro sia niente altro che il risultato di un paragone ellittico tra due tipi di società, egli afferma essere «state generalmente accolte», «sono divenute usuali, e si odono ormai ripetere quasi senza che si ricordi chi le ha messe pel primo in circolazione». La terza tesi, critica della legge circa la caduta del saggio del profitto («legge che, se fosse esattamente stabilita, [...] importerebbe né piú né meno che la fine automatica e imminente (!?) della società capitalistica») «è forse piú dura ad accettare»; ma il Croce si allieta dell'adesione dell'«economista e filosofo» Ch. Andler (nelle Notes critiques de science sociale, Parigi, anno I, n. 5, 10 marzo 1900, p. 77). La quarta tesi, quella di un'economia filosofica, «è offerta piú propriamente alla meditazione dei filosofi» e il Croce rimanda al suo futuro volume sulla pratica.
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