Fissare bene questo rapporto dello storicismo del Croce con la tradizione moderata del Risorgimento e col pensiero reazionario della Restaurazione. Osservare come la sua concezione della «dialettica» hegeliana abbia privato questa di ogni vigore e di ogni grandezza, rendendola una quistione scolastica di parole. Il Croce ripete oggi la funzione del Gioberti e a questi si applica la critica contenuta nella Miseria della filosofia sul modo di non comprendere l'hegelismo. E tuttavia questo dello «storicismo» è uno dei punti e dei motivi permanenti in tutta l'attività intellettuale e filosofica del Croce e una delle ragioni della fortuna e dell'influsso esercitato dalla sua attività da trent'anni. In realtà il Croce si inserisce nella tradizione culturale del nuovo Stato italiano e riporta la cultura nazionale alle origini sprovincializzandola e depurandola di tutte le scorie magniloquenti e bizzarre del Risorgimento. Stabilire con esattezza il significato storico e politico dello storicismo crociano significa appunto ridurlo alla sua reale portata di ideologia politica immediata, spogliandolo della grandezza brillante che gli viene attribuita come di manifestazione di una scienza obbiettiva, di un pensiero sereno e imparziale che si colloca al di sopra di tutte le miserie e le contingenze della lotta quotidiana, di una disinteressata contemplazione dell'eterno divenire della storia umana.
Esaminare, ancora, il principio crociano (o accettato e svolto dal Croce) del «carattere volitivo dell'affermazione teoretica» (a questo proposito cfr. il capitolo «La libertà di coscienza e di scienza» nel volume Cultura e Vita morale, 2ª ediz., pp.
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