Che il conoscere sia un "vedere" anziché un "fare", che la verità sia fuori di noi, esistente in sé e per sé, e non una nostra creazione, che la "natura" e il "mondo" siano delle intangibili realtà, nessuno dubita e si rischia di passare per pazzi quando si afferma il contrario. I difensori dell'oggettività del sapere, i difensori piú rigidi della scienza positiva, della scienza e del metodo di Galileo contro la gnoseologia dell'idealismo assoluto, oggi si trovano fra i cattolici. Quelli che Croce chiama pseudoconcetti e quello che Gentile definisce come pensiero astratto, sono le ultime rocche dell'oggettivismo. Donde la tendenza, sempre piú visibile, della coltura cattolica a valorizzare la scienza positiva e l'esperienza contro la nuova metafisica dell'assoluto. Non è da escludere che il pensiero cattolico possa ringiovanirsi rifugiandosi nella cittadella della scienza sperimentale. Da trent'anni i Gesuiti lavorano per eliminare i contrasti - in realtà basati su equivoci - fra la religione e la scienza e non a caso Giorgio Sorel in uno scritto oggi rarissimo osservava che, fra tutti gli scienziati, i matematici sono i soli per i quali il miracolo non ha nulla di miracoloso».
Questo modo di vedere i rapporti tra scienza sperimentale e cattolicismo non è molto costante nel Missiroli e d'altronde la sua ipotesi non è molto fondata sui fatti reali. Nel volume Date a Cesare il quadro che Missiroli fa della cultura dei religiosi in Italia non è molto brillante e promettente di un qualsiasi sviluppo pericoloso per la cultura laica.
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