Si vede come i crociani non capiscano questo modo di porre la quistione dalla loro maraviglia (cfr. recensione del De Ruggiero del libro di Arthur Feiler nella «Critica» del 20 marzo 1932) di fronte a certi avvenimenti: «... si presenta il fatto paradossale di un'ideologia grettamente, aridamente materialistica, che dà luogo, in pratica, a una passione dell'ideale, a una foga di rinnovamento, a cui non si può negare una certa (!) sincerità», e la spiegazione astratta cui ricorrono: «Tutto ciò è vero in linea di massima (!) ed è anche provvidenziale, perché mostra che l'umanità ha grandi risorse interiori, che entrano in gioco nel momento stesso che una ragione superficiale pretenderebbe negarle», coi giochetti di dialettica formale d'uso: «La religione del materialismo, per il fatto stesso che è religione, non è piú materia (!?); l'interesse economico, quando è elevato ad etica, non è piú mera economia». Questo arzigogolo del De Ruggiero o è una futilità oppure è da riallacciarsi a una proposizione del Croce che ogni filosofia in quanto tale non è che idealismo: ma posta questa tesi, perché allora tanta battaglia di parole? Sarà solo per una quistione di terminologia?
Il Masaryk nel suo libro di memorie (La Résurrection d'un Etat. Souvenirs et reflexions. 1914-1918. Parigi, Plon) riconosce l'apporto positivo del materialismo storico, attraverso l'opera del gruppo che l'incarna, nel determinare un nuovo atteggiamento verso la vita, attivo, di intraprendenza e di iniziativa, cioè nel campo in cui precedentemente egli aveva teorizzato la necessità di una riforma religiosa.
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