Per questa ragione è difficile fare un paragone tra l'influsso del papa e quello di un privato nella vita culturale. Un paragone piú razionale può farsi tra il Croce e il Gentile, ed è subito evidente che l'influsso del Croce, nonostante tutte le apparenze, è di molto superiore a quello del Gentile. Intanto l'autorità del Gentile è tutt'altro che ammessa nella sua stessa parte politica (ricordare l'attacco di Paolo Orano in Parlamento contro la filosofia del Gentile e l'attacco personale contro il Gentile e i gentiliani nel settimanale «Roma» da parte di G. A. Fanelli). Mi pare che la filosofia del Gentile, l'attualismo, sia piú nazionale solo nel senso che è strettamente legata a una fase primitiva dello Stato, allo stadio economico-corporativo, quando tutti i gatti son bigi. Per questa stessa ragione si può credere alla maggiore importanza e influsso di questa filosofia, cosí come molti credono che in Parlamento un industriale sia piú di un avvocato rappresentante degli interessi industriali (o di un professore o magari di un leader dei sindacati operai), senza pensare che, se l'intera maggioranza parlamentare fosse di industriali, il Parlamento perderebbe immediatamente la sua funzione di mediazione politica e ogni prestigio (per il corporativismo ed economismo del Gentile è da confrontare il suo discorso tenuto a Roma e pubblicato nel volume Cultura e Fascismo). L'influsso del Croce è meno rumoroso di quello del Gentile ma piú profondo e radicato; Croce è realmente una specie di papa laico, ma la morale del Croce è troppo da intellettuali, troppo del tipo Rinascimento, non può diventare popolare, mentre il papa e la sua dottrina influenzano masse sterminate di popolo con massime di condotta che si riferiscono anche alle cose piú elementari.
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