Che il Croce si proponga l'educazione delle classi dirigenti non mi par dubbio. Ma come effettivamente viene accolta la sua opera educativa, a quali «leghe» ideologiche dà luogo? Quali sentimenti positivi fa nascere? È un luogo comune pensare che l'Italia ha attraversato tutte le esperienze politiche dello sviluppo storico moderno e che pertanto ideologie e istituzioni conformi a queste ideologie sarebbero per il popolo italiano cavoli rifatti, repugnanti al palato. Intanto non è vero che si tratti di cavoli riscaldati: il «cavolo» è stato mangiato solo «metaforicamente» dagli intellettuali, e sarebbe riscaldato solo per questi. Non è «riscaldato» e quindi disgustoso per il popolo (a parte il fatto che il popolo, quando ha fame, mangia cavoli riscaldati anche due o tre volte). Il Croce ha un bel corazzarsi di sarcasmo per l'eguaglianza, la fratellanza, ed esaltare la libertà - sia pure speculativa -. Essa sarà compresa come eguaglianza e fratellanza e i suoi libri appariranno come l'espressione e la giustificazione implicita di un costituentismo che trapela da tutti i pori di quell'Italia «qu'on ne voit pas» e che solo da dieci anni sta facendo il suo apprendissaggio politico.
Cercare nei libri del Croce i suoi accenni alla funzione del capo dello Stato. (Un cenno può trovarsi nella Seconda Serie delle Conversazioni critiche a p. 176, nella recensione del libro di Ernesto Masi: Asti e gli Alfieri nei ricordi della villa di S. Martino: «Anche la vita moderna può avere la sua alta moralità e il suo semplice eroismo, quantunque sopra diverse fondamenta.
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