Croce e il Modernismo. È da confrontare, nell'intervista sulla massoneria (Cultura e Vita Morale, II ed.) ciò che il Croce dice del modernismo con quanto scrive A. Omodeo nella «Critica» del 20 luglio 1932 recensendo i tre volumi di Alfred Loisy (Mémoires pour servir à l'histoire religieuse): a p. 291 per es.: «Ai facili alleati acattolici di Pio X, della stessa repubblica anticlericale (e in Italia, il Croce), il Loisy rinfaccia l'ignoranza di ciò che sia il cattolicesimo assolutistico e del pericolo rappresentato da questo impero internazionale in mano al papa; rinfaccia il danno (già rilevato ai suoi tempi dal Quinet) di lasciare ridurre tanta parte dell'umanità a stupido gregge vuoto di pensiero e di vita morale e solo animato da una passiva acquiescenza. Indubbiamente in queste osservazioni v'è molta parte di verità».
[Croce e Forges Davanzati.] Dall'«Italia Letteraria» del 20 marzo 1932 riporto alcuni brani dell'articolo di Roberto Forges Davanzati sulla Storia d'Europa del Croce, pubblicato nella «Tribuna» del 10 marzo (La storia come azione e la storia come dispetto): «Croce è senza dubbio un uomo tipico, ma tipico appunto di quella mostruosità culturale, raziocinante, enciclopedica che ha accompagnato il liberalismo politico ed è in bancarotta, perché è l'antitesi della Poesia, della Fede, dell'Azione credente, e cioè della vita militante. Croce è statico, retrospettivo, analitico, anche quando sembra ricercare una sintesi. Il suo odio puerile per la gioventú guerriera, sportiva è anche l'odio fisico di un cervello che non sa uscire a contatto con l'infinito, con l'eterno, che il mondo ci mostra quando si viva nel mondo, e quando si abbia la ventura di vivere nella parte del mondo che si chiama Italia, ove il divino piú manifestamente si rivela.
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