La conquista immortale di Hegel è l'affermazione dell'unità degli opposti, concepita non nel senso di una statica e mistica coincidentia oppositorum ma in quello di una dinamica concordia discors: la quale è assolutamente necessaria alla realtà perché essa possa esser pensata come vita, svolgimento, valore, in cui ogni positività sia costretta a realizzarsi insieme affermando ed eternamente superando la sua negatività. Nello stesso tempo, la conciliazione dialettica dei dualismi essenziali del reale (bene e male, vero e falso, finito e infinito ecc.) porta all'esclusione categorica di tutte quelle altre forme di dualismo, che si basano sulla fondamentale antitesi di un mondo della realtà e di un mondo dell'apparenza, di una sfera della trascendenza o del noumeno e di una sfera dell'immanenza o del fenomeno: antitesi che tutte si eliminano per la rigorosa dissoluzione del loro elemento trascendente o noumenico, che rappresenta la mera esigenza, per tal via insoddisfabile e ora altrimenti soddisfatta, di salire dal mondo delle antinomie e delle contraddizioni a quello della immota e pacifica realtà. Hegel è cosí il vero instauratore dell'immanentismo: nella dottrina dell'identità del razionale e del reale è consacrato il concetto del valore unitario del mondo nel suo concreto sviluppo, come nella critica dell'astratto sollen si esprime tipicamente l'antitesi ad ogni negazione di quell'unità e ad ogni ipostatizzazione dell'ideale in una sfera trascendente a quella della sua realizzazione effettiva.
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Hegel
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