Solo criterio di verità è l'esperimento, l'immanenza del pensiero nel realmente saputo. (1) Sola mediazione fra il pensiero e il reale, la scienza. (2) E realmente voluto è solo quello che l'uomo può fare, e fa, nella sua vita storica, che è vita associata circostanziata, definita dai concreti compiti emergenti dallo svolgimento. Di questa attività umana, che si realizza nella storia, lo Stato (3) è il controllo e la misura. Esso distingue, praticamente, fra quelle che sono le velleità vaganti dell'individuo disperso e le effettuali posizioni di una volontà operosa che la storia sancisce, unificandole e facendole durevoli nelle creazioni collettive». (1. o nel realmente vissuto? cioè nell'identità di teoria e pratica? 2. ma la scienza non è anch'essa pensiero? invece di scienza, tecnologia, e allora, tra scienza e reale sola mediazione la tecnologia; 3. ma cosa significa Stato? Solo l'apparato statale o tutta la società civile organizzata? O l'unità dialettica tra il potere governativo e la società civile?)
I punti di vista del gruppo del «Saggiatore» sono interessanti in quanto dimostrano l'insofferenza per i sistemi filosofici verbalistici, ma esso stesso è un qualcosa di indistinto e incondito. È però un documento di quanto la cultura moderna sia permeata dei concetti realistici della filosofia della praxis. È da notare come contemporaneamente (cfr. stesso articolo della «Critica Fascista») si moltiplichino le cosidette «ricerche di Dio»: «G. Gentile, in scritti recenti, si offriva a provare l'esistenza di Dio con argomenti attualistici» (è da vedere cosa intende dire il Gentile e se non giuochi sull'equivoco); «Il Prof.
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