Ma ora è fatta, un'altra illusione è caduta, un'altra foglia si è staccata dall'albero delle cognizioni acquistate. Non che non sia ancora persuaso della perfezione ideale del pubblico servizio delle poste, ma perché m'accorgo ogni giorno piú dello stridente contrasto ideale e reale, specialmente in Italia. Il servizio è ideale, ma la burocrazia è taccagna, è insoffribile, e quando si ficca nel cervello che un tizio non deve per un certo tempo ricevere lettere, è piú implacabile della giustizia di Dio. Non ci guadagna nulla, è vero; ma appunto per ciò è meno facilmente controllabile. E appunto per ciò dà poco affidamento l'interpellanza del compagno Casalini che pure m'ha procurato una grande soddisfazione, perché nel momento in cui l'ho letta, pareva proprio fatta al caso mio.
(14 gennaio 1916).
SIGNIFICAZIONI
Non dovrebbe essere difficile per chi ha seguito attentamente le vicende, ora tristi ed ora liete, dell'organizzazione dei metallurgici torinesi, coglierne talune significazioni di portata generale nei rapporti economici. Le quali, massime ora che, secondo le presunzioni degli avversari del socialismo maciullato dalla guerra, molte teorie nostre sono fallite, hanno per noi un'importanza grandissima.
Anzitutto c'è da costatare che nella massa metallurgica che è costretta a produrre per la guerra e che per la preparazione bellica molto lavora e discretamente guadagna, la coscienza politica non è offuscata dai fantasmi invano aduggianti le nostre idealità irreducibilmente contrarie agli avvenimenti inauditi che si svolgono.
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Italia Dio Casalini
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