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      Ma una cosa non posso sopportare in nessun modo: la pochade che vuol essere solo «commedia comica», Virginia che vuol continuare la Locandiera, e Paolo che vuol continuare Florindo o Lindoro.
      (22 gennaio 1916).
     
     
      RAGION DI STATO
     
      La notizia non mi sorprende, la cronaca — quasi come la storia — è fatta d'imprevisti; ora piú che mai. L'on. Salandra domani non sarà a Torino. Tiro un sospirone di rammarico. Perché alla visita del presidente del Consiglio dei ministri avevo già mollemente adattato il pensiero. Io vi dico che l'on. Salandra non è proprio peggiore della sua lama. Certo è piú avveduto di quelle brave persone che lo avevano sollecitato a dare una capatina nella nostra città. Non parlo di chi voleva addirittura l'apologia. Una cosa stomachevole.
      Persino il cittadino di Troia se n'è accorto e ai suoi adoratori ha fatto capire che non avrebbe voluto gazzarre. In tal modo è rientrato nella testa vuota degli apologisti il proposito di fare un convegno regionale e di tenere un banchetto in onore dell'ospite.
      Adesso che si annuncia ufficialmente che la visita è procrastinata per una buia ragione di Stato, «aria ai monti» respira meglio, il prefetto è piú tranquillo e il questore non è piú di cattivo umore. Il nostro Donvito, poi, può dormire sonni tranquilli.
      Coloro che devono trovarsi male sono i presidenti e i vice dei circoli spurii della periferia: quelli che si apprestavano al ricevimento con l'abito nero stirato e la nera tuba lucente. L'on. Salandra è scontroso, non ama i salamelecchi, ma a tante riverenze avrebbe pure lasciato cadere qualche decorazione in segno di riconoscenza.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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