Solo per distrazione ieri è stato omesso il punto interrogativo al titolo dei droghieri. Dicevo ieri che non era affatto comprensibile che soltanto i droghieri aderissero ai festeggiamenti in onore di Antonio Salandra. Ho elencato altre categorie di esercenti; se ho omesso i macellai gli era perché ritenevo che l'adesione fosse implicita, risultando inevitabilmente, come da un sorite della filosofia dei contrari, dal fatto materiale e dal fatto spirituale che, congiunti per tramite della «vertigine dell'incensamento» (censori, l'espressione è di un senatore salandrinesco), possono dare un'affinità di primo acchito insospettabile.
Senonché i macellai torinesi — che forse non sono alieni dal solidarizzare con certi colleghi e colleghe che fornivano all'esercizio carne di mucca invece di carne di bue e di sanato — sono persone rudi, franche, esplicite, ed esplicitamente profferiscono la loro solidarietà anche al capo del governo. Badate se io non ho ragione di parlare di affinità e di identità dei contrari — come il filosofo di Virginia e Paolo — alludendo ai macellai. Essi, cui compete il fatto materiale, all'ospite veniente, cui è dovuto il fatto spirituale — della macellazione, s'intende —— parlano pure di «fede viva» — si adattano ad un linguaggio di spiritualista che solo i superficiali, i clienti che pagano cara la carne non sanno intravvedere. Vero ch'io non compro carne. Ma alla fin fine i macellai spiritualizzati per via delle «aspirazioni nazionali» mi sono diventati piú simpatici di quanto avrei potuto supporre.
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Antonio Salandra Virginia Paolo
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