I miei gusti plebei ignorano quasi quel vino prezioso offerto alle labbra dei soldati degenti, ed io ignoro anche quanto all'incirca verrebbe a costare il «quantitativo» notevole di vino champagne messo a disposizione del signor sindaco: certo che deve essere una somma discreta. Di soldati degenti nei nostri ospedali ce ne devono essere di molti: forse tanti onde non a tutti può essere dato di assaggiare il vino prelibatissimo. E poi sarebbe interessante conoscere il parere dei sanitari sull'efficacia dell'offerta. Io riguardandola da un altro punto di vista — un punto di vista plebeo, non volgare — l'offerta stessa avrei respinto. È un'umiliazione. È l'espressione di un filantropismo spagnolesco che irrita, non benefica. Un sindaco piú intelligente, meno volgare — cioè piú plebeo nel senso greco e nel senso dantesco che tu, o Enotrio Romano, insegni — avrebbe respinta l'offerta, invitando lo sconosciuto offerente a mandare invece altrettanti spiccioli quanti ne valgono le cinquecento bottiglie. Sarebbe stato un esempio di risolutezza contro un andazzo di filantropismo pseudo-patriottico, che, dalle cartoline alle scatolette di fiammiferi, dai vischi dell'Associazione della stampa ad altri seccantissimi mezzucci per trarre elemosine, non attesta la sana prodigalità, la vera generosità di una città e di una nazione nelle ore piú grandi della propria storia e della propria gloria. Se si deve dare per la guerra e per le sue vittime, si dia altrimenti, ci si avvezzi a dare non volgarmente ed indirettamente.
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Enotrio Romano Associazione
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