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      E non è a dire che lo scoprire i ladri sia solo compito dei questurini. Ogni onesto galantuomo dovrebbe avere il coraggio di smascherare i truffaldini di qualsiasi parte e tendenza essi siano. La vita sociale, se fosse liberata da tutti i bacteri che ne intaccano il tessuto connettivo, si svolgerebbe con maggior sincerità e con meno barcollamento e crisi che nuocciono a tutti, proletari e borghesi. Ma poi non è affatto vero che i ladri dell'Esposizione non lo siano anche dei contribuenti proletari.
      Fatto si è che si sta preparando una legge di Stato che deve provvedere a tappare tutti i buchi e le falle aperte dai rosicchianti nella carcassa amministrativa della festa del cinquantenario, e questa legge non domanda mica i soldi alla borghesia, o una tassa speciale sul capitale: li domanda alle entrate generali del bilancio nelle quali confluiscono, e in preponderanza, i soldini e le lirette dei meno abbienti, anche dei piú miserabili. Non si tratta quindi, come pare creda l'ignoto che ci scrive, di taglierini preparati in famiglia tra borghesi, che vengono fatti e conditi da qualche minchione e mangiati da qualche altro lestofante. Si tratta del fatto che il conto, e ben salato, deve essere pagato da tutti, e il proletariato, prima di pagare, vuole almeno sia soddisfatta la curiosità che ha di sapere chi furono i piú ventruti banchettatori, e se qualcuno di essi non sia possibile mandarlo alle Nuove per la digestione. Noi facciamo del nostro meglio per ottenere che il proletariato sia soddisfatto, e non crediamo di fare opera del tutto inutile.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Esposizione Stato Nuove