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      .. fuori corso, con un po' di sentimentalismo ed un paio di amoretti ed infine la trovata: «Meglio bastardo che figlio di tedesco!»
      Non è l'opera che contribuisca a rialzare il teatro dialettale piemontese; manca in essa calore e vita; non ha mai suscitato il brivido d'interessamento e di consenso che percorre la folla e la attanaglia e fa scattare lo spettatore nell'apostrofe che eccita il sorriso di noi, troppo blasés, ma consacra il successo dell'autore popolare.
      L'Erbô avrà delle repliche, e Mario Leoni, alla fine della carriera di fortunato negoziante di stoffe, allieta la sua vecchiaia con lo stringere le catene matrimoniali alle coppie amanti, col firmare molti atti di stato civile e con lo scrivere commedie. E continui pure per molti anni.
      (30 gennaio 1916).
     
     
      «ARIA AI MONTI» IN CARATTERE
     
      Giolitti parte, lo accompagnano i soliti tirapiedi che gli si strisciano addosso come gattine in fregola di carezze, e non può mancare il nostro amico «aria ai monti», che anzi inalbera per l'occasione le piú belle penne di pappagallo e i piú sgargianti straccetti che le rivendugliole politiche hanno avuto la bontà di regalargli. Ma alla stazione ci sono dei discoli che osano fischiare il divo e avviene uno scambio di invettive brevi, taglienti. «Aria ai monti» è sconcertato; per un momento pare che voglia lanciarsi addosso ai monelli, tanto i suoi bargigli sono infuocati e le penne di pappagallo diritte sulla fronte.
      C'è una dimostrazione per la strada; si ferma dinanzi alla casa dell'illustre nostro amico e vuole che sia esposta la bandiera; nessuno risponde.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Erbô Mario Leoni