Al quinto piano, dalla soffitta, una donna, annoiata dal fracasso, sventola tre pezzuole colorate credendo cosí di farla finita. Al secondo piano si apre finalmente un balcone e qualcuno si avanza: guarda placidamente gli energumeni che lo vituperano e non si muove. È necessario che qualche chilogrammo di terra fresca imbratti le tende e la faccia del personaggio muto, perché qualcuno si decida finalmente a tirar fuori il drappo.
Oggi è arrivato Salandra: Italien über alles. Chi troviamo in prima fila? Ma naturalmente il nostro «aria ai monti», come sempre in fregola di carezze sulla spina dorsale, che ha tirato fuori e ripulite le solite pennucce e i soliti straccetti e si fa in quattro e in cinque (ce n'è per tanti nel suo corpaccio) a sbracciarsi, a dimenarsi, a mettere bene in mostra le decorazioni di Francesco Giuseppe e di tanti altri, come un saltimbanco che arrivi dal Sud America. Il buon uomo è soddisfatto. Che mangiate, signor Iddio, che bevute! E quanto sudore! Ma la festa è ben riuscita, e i conti tornano, anche se non tornano quelli dell'Esposizione. E ci sarà il regalino, qualche nuova penna, qualche nuovo straccetto, che so io, qualche nota da pagare che verrà scontata al gran banco del contribuente italiano, e tutto andrà bene. Italien über alles.
Nel maggio scorso «aria ai monti» domandava ai fischiatori di Giolitti: «Quanti di voi sono abili al servizio militare?» (naturalmente non l'aveva domandato ai propugnatori dell'impresa libica); ma ora che si è accorto che una certa divisa serve magnificamente anche per resistere a quella formidabile trincea che è il consiglio comunale (e tante altre trincee ci sono da espugnare a Torino) il nostro graziosissimo amico non fa piú domande imbarazzanti.
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