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      La domenica viene celebrata la Messa grande, su, al terzo piano delle scale. Vi è un altare quasi nudo con due mazzi di fiori, quattro candelieri. Al di sopra la statua della Vergine (Vi maiuscola), della Consolatrix afflictorum, tra due bandiere tricolori. Ho la visione fantastica di tanti soldati silenziosi, intenti alla funzione religiosa, affollati su su per le scale.
      Fremito corre; ché, splendor d'Iddio,
      splende nella raggiera l'Ostia magna.
      Il Cappellano militare dice la sua Messa con un che di marziale indefinibile, diffondendo sugli animi dei feriti una vasta vibrazione d'amore.
      Da questo squarcio di commovente prosa che abbiamo voluto riprodurre ognuno vede come il giornale anticlericale e massone si preoccupa della penetrazione clericale negli ospedali.
      Il «Momento» che cosa ha da dire? Chi l'avrebbe detto l'anno scorso, quando fra i due giornali imperversava la polemica aggressiva a proposito di anticlericalismo e di clericalismo, che la guerra avrebbe finito col metterli d'accordo e col determinare la «Gazzetta» di Botero a dare ospitalità alle rugiadose esaltazioni delle dame che insegnano a pregare e dei cappellani militari che dicono la messa con aria marziale?
      Ma se la messa procura delle vibrazioni d'amore, perché la «Gazzetta» non si mette a pubblicare — come fa il «Momento» — gli orari giornalieri delle messe e delle prediche che si tengono nelle varie chiese di Torino? E perché non dedica una rubrica apposita ai resoconti delle prediche religiose e alle opere educative di tutti i ricreatori cattolici?


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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