Quell'Arnaldo che ha cosí bene iniziato la sua collaborazione mistica potrebbe essere ottimamente utilizzato per una rubrica del genere che farebbe guadagnare alla «Gazzetta» tanti abbonati fra i parroci ed i membri delle confraternite.
(6 febbraio 1916).
SAVERIO GROSSO
Ha scandolezzato persino l'«Idea nazionale» che, come si sa, è giudice competentissimo di cattolicismo e di pratica devota. Il giornale romano adopera parole che colpiscono in pieno petto l'autorità del critico del «Momento»: — Povertà di spirito, incomprensione sorda, grettezza miserevole, sciocchezze, ecc. ecc. Per una volta tanto possiamo andar d'accordo con lo scrittore nazionalista, e applaudire all'intemerata contro il povero Saverio Fino, l'elegante, spiritoso professore tanto caro alle allieve degli istituti femminili clericali della nostra città. Ma non prendiamolo tanto sul serio, per amore di S. Genoveffa. Si sa che egli deve trarre dalle corde dei suoi vari colascioni delle note che saranno rivedute e corrette dalle autorità religiose competenti. Alle sue lezioni, anche a quella di economia, presenzia sempre una vecchia monaca che controlla le espressioni dell'avvocato poeta, e si sa che la pietra filosofale della sua critica drammatica è la pornografia e la santità delle intenzioni. Non fa meraviglia quindi che sia stato cosí crudele e cosí grettamente sciocco nel giudicare del poeta cattolico Claudel. Il Claudel è troppo grande artista per preoccuparsi di certi scrupoli dei «cattolici autentici»; quando gli giova per il raggiungimento di un fine artistico, non evita di servirsi delle cosiddette parolacce, e i personaggi dei suoi drammi si accostano talvolta piú a quelli del Cantico dei cantici che a quelli del resto della Bibbia.
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